Ci incontrammo nel mio appartamento. Gli accordi erano chiari: doveva passare a prendere la cena al ristorante cinese, portarmelo e avremmo trascorso la serata insieme, a modo mio. Avevo predisposto solo alcune cose. Poche, precise. Abito corto in vinile con sotto perizoma e corpetto, e tacchi alti. Fruste pronte e una piccola sorpresa.
Un paio di messaggi prima di arrivare, ansioso di giungere e nervoso per l'attesa al ristorante.
È un maledetto alpha fuori dalla porta del mio appartamento, nel mondo al di fuori di noi. "Cosa devo fare quando arrivo Padrona", il classico messaggio, "Sai cosa devi fare schiavo" "Stare in ginocchio".
Entrato mise la cena in cucina e subito corse ai miei piedi. Iniziò baciandomi le scarpe, i piedi, le caviglie. Si alzò e chiese di poter baciarmi. "No schiavo, in ginocchio". Lo lasciai in ginocchio e mi accomodai sul divano.
"Spogliati".
La sua erezione, come al solito, era visibile dagli slip e la cosa mi dovertí come sempre. "Tolgo anche le mutande Padrona?" "No tienile e vieni qui in ginocchio".
Non ci mise molto. In un attimo il mio bellissimo schiavo fu davanti a me, in ginocchio, nella posizione che più odia, con un tacco sul petto ed uno sulla coscia. Spinsi a lungo sulla sua pelle abbronzata, volevo lasciargli i segni e più lui mugugnava più io spingevo. Sentirlo lamentarsi mi eccitò quasi quanto eccitò lui. Lo vedevo dimenarsi e cercare di avvicinarsi per cercare le mie labbra ma non avrei ceduto al suo fascino e lussuria : avrei ottenuto il suo dolore ad ogni costo.
Affondai profondamente le unghie sul fianco destro, dapprima tre poi una sola, quella che sapevo più affilata, sempre più profondamente. I suoi gemiti di strano piacere alternati ai lamenti farfuglianti "Padrona", "Padrona mi fa male" erano una droga per me.
Ne volevo ancora, di più.
"Alzati e metti le mani contro il muro, gambe aperte".
Posizionai il telefono per riprendere la scena e godermela nel futuro. Preso il paddle cominciai a colpirlo sulle natiche, prima piano e poi sempre più forte. Gli ordinai di togliere gli slip e notai che la sua eccitazione era sempre più evidente. L'abbronzatura recente impediva di vedere i segni dei colpi del paddle.
Era uno spettacolo guardarlo.
Le braccia tese, le gambe aperte, i tendini ed i muscoli degli arti tirati, testa bassa, spalle perfette e schiena liscia, glutei e gambe tonici. Troppa perfezione fu una vista deliziosa e fastidiosa. È sempre stato così eccitante il maledetto e sa di esserlo quindi merita di essere punito.
Aumentai i colpi finché non sentì dei reali lamenti e farfugli strani.
Era il momento della carota: mi avvicinai, lo abbracciai e sfiorai il petto delicatamente, i capezzoli per scendere più in basso per accarezzare le gambe. Sentivo l'odore del suo sudore e curiosa del sapore passai la punta della lingua sulla sua schiena lucida. Salato, gustoso. Un verso di stupore e piacere provenne dalla sua bocca. Molto soddisfacente, quasi quanto procurargli dolore. In un attimo lo lasciai al muro per accantonare il paddle e prendere uno specchio da appoggiare giusto davanti a lui in modo che potesse guardarsi durante il trattamento e vagamente intravedere me, l'unica Padrona della sua vita. Quella che ha rincorso per sei anni e dalla quale è stato illuso e rifiutato, fino a questa volta, quando ho deciso di tenerlo con me tanto da creare un contratto e farglielo firmare. Sarebbe stato mio a vita. Nessun ripensamento.
Lo guardai e accarezzai la nuca facendogli capire che il momento di pausa non era ancora terminato, un bacio lento, lungo, da assaporare. E poi... "Basta schiavo, al muro!".
Uno schiaffo sulla natica destra, uno sulla natica sinistra. Dolore procurato dallo schiaffo, piacere procurato dalle carezze.
Veloce presi la Snake nera.
In un attimo un lieve fendente, un lamento, un fendente più deciso, un lamento maggiore... Colpi sempre più decisi con lamenti sempre più forti, divertenti, eccitanti. Le sue gambe si muovevano in modo alternato dopo ogni fendente. Alzava la destra, poi la sinistra, poi la destra...sembrava una specie di danza dovuta al dolore dei colpi. La schiena sempre perfetta, senza segni alcuni. Mi fa ridere il suo dolore, ridere ed eccitare. Solo il suo.
Il tempo è trascorso veloce tra un colpo e l'altro. Il dolore era sufficiente per il momento. Mi avvicinai per accarezzargli le spalle, la schiena, i glutei. Sfiorai ancora quel petto deliziosamente perfetto e ricominciai ad assaporare le sue labbra facendo passare le unghie su quel corpo statuario e lucido.
"Siediti sul divano", un ordine chiaro che soddisfò. Spensi la telecamera, me ne dolgo solo ora, avrei potuto continuare a riprendere.
Gli misi il suo collare con il guinzaglio ed una benda.
"Non muoverti" gli ordinai.
Tornai dopo pochi attimi e posizionai il piccolo vassoio con delle paste e una candelina accesa all' altezza del petto ansimante, sopra la sua evidente erezione. Gli portai via la benda, "Tanti auguri schiavo".
Un' espressione di sorpresa sul suo viso, si aspettava altro dolore, ormai abituato, una sorta di grazie gli uscì dalle labbra. Non mi guardò in viso, mi sedetti accanto a lui dopo avergli dato il vassoio e lo abbracciai dalle spalle. "Sei un rompicazzo sui dolci, spero ti piacciano, non ho trovato altro", con voce emozionata rispose "Proprio quelli che mi piacciono Padrona, grazie, non doveva". "Esprimi un desiderio schiavo, scegli bene, volevo festeggiassi con me". E dopo aver mangiato un dolcino posò il vassoio e riprendemmo le danze non prima di avergli fatto indossare delle deliziose orecchie da gatto ed un plug con una codina morbidissima.
Buon compleanno mio maledetto schiavo.
Il primo e mai ultimo compleanno con la Padrona.