martedì 8 dicembre 2020

Racconti: Adorazione

"Entra, spogliati, striscia e inginocchiati lurido verme". Pochi preamboli, le presentazioni a dopo, il tempo non manca, l'incontro lo fisso sempre di un'ora ma sforo spesso, sono fatta così! Mi sedetti sul divano, allungai la gamba e gli mostrai la scarpa, nera, lucida con tacco 12 ovviamente. "Pulisci bene le scarpe della Padrona e fai in modo che quella lingua serva a qualcosa di utile, io intanto mi limo le unghie, dopo ne avrò bisogno". Mi guardò con aria impaurita e dapprima timidamente, poi con sempre maggiore avidità, pulì le suole e la tomaia, come se fosse l'alimento più buono di questo mondo. "Perché mai qualcuno dovrebbe amare pulire le scarpe con la lingua?" pensai, ma la cosa mi diverte moltissimo quindi mi godetti la scena lodando il dovizioso lavoro. SBAM! Uno schiaffo in pieno viso giunse senza preavviso. "Lurido verme hai osato sfiorarmi il piede con la lingua, mi hai chiesto prima il permesso?". Sbam nuovamente prima che potè rispondere. "Devi meritare di poter leccare i miei piedi, non ti permettere MAI più o te ne pentirai, adesso continua lurido leccapiedi." Mentre riprese il lavoro con le guance di un bel colore vermiglio, mani piccole ma potenti, il piede libero "casualmente" si posò sul rigonfiamento e con il tacco cominciai a premere prima sui testicoli e poi sul pene eretto. Il ragazzo in realtà non è messo male ma la verità non si saprà mai!
Un sussulto, due, un lamento. "Micro dotato non ti lamentare, tanto non ti serve a nulla e lo sappiamo tutti e due, almeno che serva al mio divertimento". Slap slap slap ed un grugnito simile al "Ha ragione Signora" uscì dalla sua indaffarata bocca. 

"Togli le scarpe merda e adora i miei piedi come meritano". Tolse le scarpe, cominciò a leccare e succhiare dito per dito, ogni centimetro di pelle, come una lumachina doviziosa che esplora tutta la superficie. "E dire che un tempo mi faceva schifo solo il pensiero!" pensai guardandolo nudo come un verme, eccitato come un babbuino nella stagione degli amori che senza ritegno e con "l'alza bandiera" in vista lecca con avidità. 

Gli infilai tutto il mio 35 in bocca, un piccolo lamento, una lacrimuccia ma era felice e... Si vedeva!"Com'è facile rendere un uomo felice" mi venne da pensare.
Continuai con il footgagging per un po', prima un piede, poi l'altro e poi...perché no! "Proviamo con due" pensai. Non riusciva ma si impegnava la cagna. Quando un piede era occupato nella pulizia l'altro si premuniva nella tortura. Un paio di calcetti ai testicoli lo fecero sobbalzare. "Tutto bene coglione, ti diverti vero?" "Si Padrona" "Bene allora mi posso sbizzarrire, fino ad ora sono stata gentile". Alternai piccoli e deboli calci a tocchi più vigorosi, schiacciamento dei testicoli e del pene, che di star fermo non ne voleva sapere, a pressioni con punta e tallone. Più sentivo i suoi lamenti di dolore e piacere e più insistevo con forza. Come scontato arrivò la supplica "Regina non ce la faccio più, posso godere?". Lo guardai con aria interrogativa e pensai se mi fossi divertita a sufficienza con lui questa volta, ci ero andata leggera ma era il primo incontro quindi decisi di essere buona. "Concesso ma siccome mi fai schifo fai tutto da solo, in ginocchio mentre mi lecchi il piede, sporchi sul pavimento che poi pulirai con la lingua, capito schifoso?" Mi guardò con aria stranita ma non ebbe scelta. Questo è il suo destino: ubbidirmi e questo fa.

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