martedì 29 dicembre 2020

Racconti: Il gioco continua...

 "Non ti ho detto che puoi rivestirti, lurido cane, ma solo che puoi godere! Adesso vai a prendere ciò che serve e pulisci tutto." Dicendo questo mi alzai, gli diedi un calcio, andai a prendere il mio flogger preferito. Ci vuole un incitamento perché puliscano a dovere, dimenticano sempre qualcosa. Tornò con scopa, paletta, carta, detersivo ed un piumino che neanche sapevo di avere. "Adesso pulisci cagna e bada che mi devo poter specchiare sul pavimento". Cominciò, impacciato come un bimbo che muove i primi passi. "Coglione! Tua madre non ti ha insegnato come si spazza? A letto sarai sicuramente una chiavica, ma almeno a scopare per terra dovresti saperlo fare. Che delusione". Dicendo questo gli scoccai un colpo di flogger sul pisello duro che lo fece strillare, "Non ti lamentare, checca isterica, se non pulisci bene lo sai cosa succede, muoviti incapace." Le parole sembrarono sortire il loro effetto perché riprese a pulire in modo veloce ed efficiente. Decisi di non punirlo oltre e decisi fosse il caso di concedergli un cadeaux, mi sentivo generosa. Quel giorno volli essere magnanima indossando un abito lungo, nero, con uno spacco laterale ed un'abbondante scollatura a V. Non concedo una visione simile a tutti, ma lui era la mia cagna speciale: vederlo imbarazzato dall’erezione mi divertiva parecchio. "Sei stata brava cagna, voglio premiarti! Rimetti tutto a posto e sdraiati a pancia in su con le braccia lungo i fianchi e a gambe aperte". Sistemò tutto, si coricò sul pavimento gelido, nessun comodo giaciglio per le bestiole.

Gli bendai gli occhi, presi due corde dal ripiano. La zoccola era agitata, si sentiva dal respiro affannato. "Stai tranquilla cagnetta in calore, adesso ci divertiamo, No, meglio io mi divertirò!". Aveva appena goduto ed era già eccitato come un babbuino. Però, i giovani d'oggi! Mi avvicinai alla sua mano sinistra e feci un single column tie assicurando il polso alla caviglia, poi stessa cosa col polso destro. "Ecco zoccola, non puoi né muoverti né vedere. Puoi solo ascoltare, quindi fallo bene: adesso mi siederò sulla tua faccia e giocherò un po' con il tuo inutile cazzetto. Se qualcosa ti disturba o non sopporti il dolore muovi le dita della mano destra. Chiaro?" Un flebile "Si" uscì dalle sue labbra ed un sonoro ceffone gli arrivò in pieno volto. "Si Padrona! Impara a rispondere". "Scusi, si Padrona". "Bene, prova a muovere le dita", in silenzio lo fece. Mi sedetti sul suo viso poggiando le parti intime sul naso in modo che potesse annusarne bene il profumo. Sapeva che, se avesse osato tirar fuori la lingua, l'avrei punito ma redarguirlo mi piaceva. "Pezzo di merda sai, vero che devi tenere la lingua a posto? Muovi le dita se hai capito?" le mosse. "Molto bene" pensai. “Lo sto addomesticando bene."

Misi i piedi accanto ai suoi fianchi per avere stabilità e mi sporsi in avanti. Presi i laccetti che avevo preparato e li appoggiai sul suo ventre ansante. Ero pronta ad andare in scena. Il suo pene stava deliziosamente eretto, ne sarebbe risultata una legatura fantastica. Il segreto stava nel tenere il filo sempre ben teso. Con un dito fissai un'estremità e con l'altra mano iniziai il primo giro in modo da assicurare l’altro capo. Mossi un po' il bacino per provocarlo e lo sentii gemere, altro che fastidio. Si stava eccitando ancora di più, la vacca. Giro dopo giro, tirato il laccio con dovizia, giunsi fino alla punta del cazzo, lasciata volutamente scoperta. Annodai la seconda estremità alla prima. "Puttana, tutto bene lì sotto?". Si mossero le dita. Ammirai soddisfatta l'opera e mi concentrai sui testicoli, col secondo filo. Li presi in mano. Li strinsi forte e un urletto soffocato giunse dal "mio" basso ventre. Iniziai a legarli lasciandone una piccola parte scoperta.


 Soddisfacente. Pisello e testicoli cominciavano a cambiare colore, normale se non circola il sangue ma niente di grave se fatto per poco tempo. Mi alzai e lui guaì come un cagnolino bagnato così gli sferrai un calcio sulla coscia. "Zoccola non ti lamentare, ho fatto un’opera d'arte ma tu non puoi guardare quindi farò soltanto un paio di foto ricordo". Presi il telefono e schiacciai il piede sul suo stomaco prestando attenzione ad affondare con cura il tacco. Oggi le avrei lasciato dei bei segni a quella baldracca sfondata. Feci un paio di scatti sapienti. Sfilai le scarpe e mi sedetti sul suo cazzetto inutile, mettendogli i piedi in bocca. "Bacia i piedi, stronza, ma senza usare la lingua! Non voglio bava di cagna sulle mie calze". Pochi istanti solamente poi il suo membro sarebbe esploso sotto altre sollecitazioni. Decisi quindi di porre termine alla tortura. "Basta, mi hai stufata, non sai nemmeno baciare i piedi…". Iniziai schiaffeggiando il glande e lo torturai con le unghie. I suoi lamenti erano incessanti, doveva soffrire parecchio. Picchiettai le unghie su quei coglioni rigonfi, purpurei. "Cazzetto moscio tutto bene?" "Si Padrona, grazie Padrona, se la Padrona si diverte io sono una cagna felice". “Ottimo, ora mi divertirò davvero, cagnetta!". Mi posizionai tra le sue cosce divaricate e slegai il laccetto del pene tirando forte verso l'alto fino a che si sciolse la corda. L’ urlo lacerante dello schiavo amplificò il mio sadismo. Cominciai a ridere in modo diabolico: mi piaceva, oh quanto mi divertiva, mi eccitava in maniera oscena la sua sofferenza. Rifeci allo stesso modo col laccio dei testicoli. Altro urlo sgraziato. Altra scarica di adrenalina su è giù per la mia spina dorsale. Non aprii bocca ma quel dolore e le sue richieste di pietà mi ripagarono del lavoro fatto. Gli slegai i polsi e mi accovacciai sopra di lui. "Sei stata brava puttana, davvero brava oggi" sussurrai mordendogli il lobo dell’orecchio e di colpo infilai le unghie nel suo costato diafano e congelato. Doveva portare i miei segni per un bel po’. Era mia.

 

martedì 8 dicembre 2020

Racconti: Adorazione

"Entra, spogliati, striscia e inginocchiati lurido verme". Pochi preamboli, le presentazioni a dopo, il tempo non manca, l'incontro lo fisso sempre di un'ora ma sforo spesso, sono fatta così! Mi sedetti sul divano, allungai la gamba e gli mostrai la scarpa, nera, lucida con tacco 12 ovviamente. "Pulisci bene le scarpe della Padrona e fai in modo che quella lingua serva a qualcosa di utile, io intanto mi limo le unghie, dopo ne avrò bisogno". Mi guardò con aria impaurita e dapprima timidamente, poi con sempre maggiore avidità, pulì le suole e la tomaia, come se fosse l'alimento più buono di questo mondo. "Perché mai qualcuno dovrebbe amare pulire le scarpe con la lingua?" pensai, ma la cosa mi diverte moltissimo quindi mi godetti la scena lodando il dovizioso lavoro. SBAM! Uno schiaffo in pieno viso giunse senza preavviso. "Lurido verme hai osato sfiorarmi il piede con la lingua, mi hai chiesto prima il permesso?". Sbam nuovamente prima che potè rispondere. "Devi meritare di poter leccare i miei piedi, non ti permettere MAI più o te ne pentirai, adesso continua lurido leccapiedi." Mentre riprese il lavoro con le guance di un bel colore vermiglio, mani piccole ma potenti, il piede libero "casualmente" si posò sul rigonfiamento e con il tacco cominciai a premere prima sui testicoli e poi sul pene eretto. Il ragazzo in realtà non è messo male ma la verità non si saprà mai!
Un sussulto, due, un lamento. "Micro dotato non ti lamentare, tanto non ti serve a nulla e lo sappiamo tutti e due, almeno che serva al mio divertimento". Slap slap slap ed un grugnito simile al "Ha ragione Signora" uscì dalla sua indaffarata bocca. 

"Togli le scarpe merda e adora i miei piedi come meritano". Tolse le scarpe, cominciò a leccare e succhiare dito per dito, ogni centimetro di pelle, come una lumachina doviziosa che esplora tutta la superficie. "E dire che un tempo mi faceva schifo solo il pensiero!" pensai guardandolo nudo come un verme, eccitato come un babbuino nella stagione degli amori che senza ritegno e con "l'alza bandiera" in vista lecca con avidità. 

Gli infilai tutto il mio 35 in bocca, un piccolo lamento, una lacrimuccia ma era felice e... Si vedeva!"Com'è facile rendere un uomo felice" mi venne da pensare.
Continuai con il footgagging per un po', prima un piede, poi l'altro e poi...perché no! "Proviamo con due" pensai. Non riusciva ma si impegnava la cagna. Quando un piede era occupato nella pulizia l'altro si premuniva nella tortura. Un paio di calcetti ai testicoli lo fecero sobbalzare. "Tutto bene coglione, ti diverti vero?" "Si Padrona" "Bene allora mi posso sbizzarrire, fino ad ora sono stata gentile". Alternai piccoli e deboli calci a tocchi più vigorosi, schiacciamento dei testicoli e del pene, che di star fermo non ne voleva sapere, a pressioni con punta e tallone. Più sentivo i suoi lamenti di dolore e piacere e più insistevo con forza. Come scontato arrivò la supplica "Regina non ce la faccio più, posso godere?". Lo guardai con aria interrogativa e pensai se mi fossi divertita a sufficienza con lui questa volta, ci ero andata leggera ma era il primo incontro quindi decisi di essere buona. "Concesso ma siccome mi fai schifo fai tutto da solo, in ginocchio mentre mi lecchi il piede, sporchi sul pavimento che poi pulirai con la lingua, capito schifoso?" Mi guardò con aria stranita ma non ebbe scelta. Questo è il suo destino: ubbidirmi e questo fa.