lunedì 19 novembre 2018






Parliamo di Donne






Viviamo in due mondi paralleli. 
Viviamo in un mondo dove le Donne sono Dee da adorare, rispettare, difendere e servire e in un mondo dove le Donne non sono altro che pezzi di carne. Mi batto ogni giorno contro i soprusi e le violenze nei confronti degli animali che non hanno parola o diritti e mi ritrovo a stupirmi di azioni di egual misura contro mie simili che parola ne hanno esattamente come diritti ma non vengono rispettati da un mondo maschilista, retrogrado e sessista.
Donne sfigurate perché si permettono di lasciare i compagni,
Donne uccise perché non in grado di partorire figli maschi,
Donne violentate da singoli o branchi di uomini, italiani o stranieri, e lasciate alla gogna mediatica, lasciate a morire o uccise, 
Donne la cui unica colpa è quella di essere Donna, di essere più debole fisicamente, di amare o di vestire come meglio a loro piace.
Qualche anno di galera, attenuanti, nessuna pena.
È stata colpa sua! 
Lei aveva il tanga, la minigonna, una scollatura, lei era una drogata, "ci stava con tutti", era sola di notte, è andata da sola a casa sua, era ubriaca. 
Lei violentata e uccisa dai suoi aggressori e dalla società.
Noi parliamo di ginarchia, di superiorità femminile. Mi sento chiamare Dea, Signora, Divina. Sono viziata, rispettata, servita e fuori Donne vengono picchiate, umiliate, violentate e uccise ogni santo giorno nell'indifferenza totale o quasi. 
La nostra colpa è quella di essere Donne. 
La colpa dell'uomo è quella di non essere in grado di ragionare con il cervello ma con altro, di pensare di potersi togliere le sue voglie quando e con chi vuole, di sentirsi superiore solo perché fisicamente più forte. La sua pochezza non ha limiti. 
La colpa della società è quella di non punire queste azioni permettendo che vengano reiterate perché consapevoli di una mancata pena. 
2018 medioevo. Cosa è cambiato? Nulla, neanche la vergogna e lo sdegno. 
Concludo con:
Donna uccide il suo violentatore perché minaccia anche la figlia ed è condannata a 10 anni di carcere. 
Giustizia maschile.

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